Il «Canzoniere» di san Luigi Maria Grignion de Montfort

Ventitremila versi per annunciare il Vangelo ai poveri

La memoria liturgica di san Luigi Maria Grignion de Montfort invita anche quest’anno a riflettere sulla sua figura e sulle sue opere, alcune delle quali sono poco conosciute.

Montfort è universalmente noto per la sua spiritualità e dottrina mariana: «Chi non conosce il Trattato della vera devozione alla Santa Vergine  o Il Segreto di Maria?  E tuttavia, se il suo grande titolo di gloria rimane quello di apostolo di Maria, la sua missione e la sua grazia oltrepassano la dimensione mariana — essenziale — della sua esperienza e del suo messaggio» (R. Deville).

Scorrendo le 1905 pagine dell’edizione ufficiale delle sue Oeuvres complètes  (Paris 1966) e la varietà dei titoli che le compongono – come l’importante trattato L’Amore dell’eterna Sapienza , la Lettera agli amici della Croce , Il Segreto mirabile del santo Rosario, la cosiddetta “preghiera infocata”, grido appassionato rivolto alla Trinità per ottenere missionari… — e tenendo conto che quest’uomo è vissuto solo 43 anni, impegnato a tempo pieno nella missione — con l’aggiunta di un viaggio a piedi fino a Roma per consultare il Papa — si resta profondamente impressionati dalla qualità e quantità dei suoi scritti.

Non tutti sanno, però, che tra le sue opere figura anche un imponente canzoniere di ben 23.000 versi, composti per far cantare il popolo nelle missioni. Un’immensa opera poetica, a rima alternata, con lo scopo di imprimere nella mente e nel cuore della gente le verità della fede e di indurre alla conversione e alla pratica della virtù. Si tratta di 163 cantici con una estensione media di circa 140 versi — una lunghezza simile a quella dei canti danteschi — che costituiscono ampie e articolate catechesi, imbevute di dottrina, passione missionaria, intensa spiritualità.  I cantici, secondo alcuni, sarebbero l’opus maius  del Montfort. Certamente sono l’opera da cui emerge in maniera non parziale la figura del santo missionario e la ricchezza molteplice della sua predicazione.

Montfort non è ovviamente il primo ad utilizzare il canto popolare per l’annuncio del vangelo: egli si inserisce in una consolidata tradizione della missione popolare in Francia, ma lo fa in maniera originale e personale, realizzando mediante i cantici un progetto catechetico di ampio respiro, di concretezza pastorale e di profonda spiritualità.  La composizione di canti ha impegnato la sua vita, fin dal tempo del seminario a Parigi: secondo la testimonianza di J.B. Blain — suo condiscepolo e primo biografo – Montfort già scriveva cantici in vista della sua futura missione.

Il canzoniere monfortano, già studiato e valorizzato in passato, gode ai nostri giorni di notevole attenzione e di interesse crescente. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2002 è stata pubblicata una versione poetica integrale di 883 pagine (Edizioni Monfortane, Roma) con ampia introduzione critica, e con la riproduzione del testo originale francese nella seconda parte del volume (pp. 893-1717). Va menzionato, in particolare, il seminario internazionale di studi dei cantici, celebrato a Roma nel febbraio scorso, articolato in quattordici relazioni, svolte da esperti di diverse parti del mondo.

«Luigi Maria Grignion de Montfort, ricercatore infaticabile dell’Assoluto, teologo che scrive trattati sulla divina Sapienza e sulla devozione a Maria, predicatore instancabile del Verbo, operatore di innumerevoli conversioni, è anche poeta mistico che verga centinaia e centinaia di versi come strumento di apostolato» (Giorgio Francini).

La sua poesia è espressione ed esigenza del suo zelo missionario. Con García Lorca egli potrebbe dire: «Yo tengo el fuego en mis manos». La sua poesia scaturisce dal fuoco dell’amore di Dio e dalla passione per l’annuncio del vangelo: «Cantiam tutti e bruciamo del fuoco / dello zelo a salvezza dell’anime. / È l’effetto d’amor divino» (Cant . 21, 1). Montfort, pur possedendo una vena poetica non comune, grazie alla quale ha potuto comporre una mole impressionante di versi, non è un poeta di professione, né intende esserlo. Egli traccia un solco profondo che lo distingue, addirittura polemicamente lo separa, dai poeti del mondo: «Non è per lusingarvi ciò che scrivo, / o sol di versi facitori… / Ad altri lascio i vostri metodi» (Cant . 2, prima strofa). «Ecco i miei versi, i canti miei. / Non sono, forse, belli, ma son buoni. / Se non lusingano l’orecchio, / mettono in rima grandi meraviglie» (Cant . 2, str. 39). Egli canta per la gloria di Dio e per amore delle anime: «Facciamo risuonare l’universo / dei nostri canti e delle nostre rime. / Dio vi trovi la sua gloria / e il nostro prossimo un fraterno aiuto» (Cant.  1, str. 36). 

I suoi versi sono dunque al servizio della missione. L’annuncio del vangelo ai poveri è il genere letterario del canzoniere monfortano, ne costituisce il motivo, il contesto vitale e la finalità. «Ho scelto: me ne vado per il mondo. / Son divenuto un vagabondo / per annunciare ai poveri il Vangelo» (Cant . 22, str. 1). «Solo per te, Signore, io m’affatico / i tuoi interessi ho fatto i miei. / Te solo cerco senza uman rispetto. / Calpesto la scena di questo mondo» (ivi , str. 6). «Dio, Dio, Dio, canto per Dio, / venga ognuno al mio ascolto» (Cant . 3).

Il canzoniere monfortano è una straordinaria catechesi che considera tutto il mistero della salvezza, ma con accentuazioni diverse secondo l’importanza che i vari temi rivestono nella vita cristiana e nel pensiero del santo.   Per questo, alcuni motivi ricevono un’attenzione privilegiata. Anzitutto Dio, da cui scaturisce l’azione salvifica e al quale compete la gloria, come appare dal motto “Dio solo”, posto in calce alla maggior parte dei cantici, quasi a firma e formula dossologica. Gesù Cristo, Sapienza eterna e incarnata, che si manifesta in maniera somma nella follia della croce. La Madre del Signore, alla quale è dedicata un’ampia sezione del libro, intitolata «Cantiques de la très Sainte Vierge» (nn. 75-90) tutti numerati dallo stesso Montfort.

I cantici ripropongono, con molteplici variazioni, quanto già chiaramente affermato ne L’Amore dell’eterna Sapienza  e ribadito con insistenza nel Trattato della vera devozione , che la presenza di Maria e la sua azione sono interamente finalizzate alla conoscenza di Cristo, che tutto ciò fa parte di un  misterioso progetto divino ed ha come fine la gloria della Trinità.  Al servizio di questa finalità e sempre in tale contesto, il canzoniere presenta numerosi altri motivi, alcuni ampiamente sviluppati. La sezione iniziale è dedicata alle principali virtù della vita cristiana, a partire da quelle teologali (nell’ordine: carità, fede, speranza), cui segue una serie di 10 cantici sul disprezzo del mondo, sulle sue false gioie e le sue  tristezze.  I cantici 40-44 47-48 sono dedicati al Cuore di Gesù.

In armonia con il tempo liturgico, i canti 57-66 presentano eccellenti meditazioni sul mistero del Natale, mentre i seguenti, 67-73, sono dedicati alla Passione del Signore e si concludono con la contemplazione di Maria ai piedi della Croce (Cant.  74). Viene poi il numeroso gruppo già citato dei cantici dedicati alla santa Vergine (nn. 75-90), cui bisogna aggiungere altri testi sparsi. Segue una serie di cantici, 91-99, riguardanti persone diverse, chiamate a vivere la vita cristiana secondo la loro particolare condizione di vita. I nn. 123-126 trattano della Croce e della Sapienza, mentre il blocco 128-134 presenta cantici al SS. Sacramento per tutti i giorni della settimana. Dal n. 135 alla fine è presente una galleria di testi, dai contenuti diversi, alcuni precedentemente sviluppati e ripresi, altri nuovi.

Come si vede, non pochi temi sono trattati con ampiezza e meriterebbero adeguata attenzione, come ha cercato di fare il recente seminario internazionale di Roma, appena ricordato. La straordinaria ricchezza e varietà dei cantici dimostra con evidenza che la fama di Montfort — come si diceva all’inizio — dipende dalla sua esperienza e dottrina mariana, ma la sua missione e la sua grazia non si limitano ad essa. Il canzoniere monfortano riserva indubbiamente uno spazio notevole alla Vergine — mai isolata dalla cristologia, dalla dimensione trinitaria e dal contesto della missione —, ma tratta di numerosi altri aspetti e dimensioni della vita cristiana. In altri termini, i cantici presentano la figura e la dottrina del Montfort nella loro interezza. La Vergine Maria vi ha un posto importante, ma sempre in rapporto vitale con tutto il mistero della salvezza. Al di fuori di tale ampio e decisivo contesto ne avremmo una visione parziale, unilaterale: non sarebbe la visione di Montfort.

di Alberto Valentini

Fonte: OR 28 aprile 2021