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A Maria, dimora della Trinità…

«Ti saluto, Maria, figlia prediletta del Padre.
Ti saluto, Maria, madre mirabile del Figlio.
Ti saluto, Maria, sposa fedelissima dello Spirito Santo.
Ti saluto, Maria, tempio augusto della santissima Trinità.
Ti saluto, Maria, amata Signora, tenera Madre,
Regina del mio cuore! […]

O Figlia del Re dei re,
il cui splendore più vivo è quello interiore, […]
fa’ che per mezzo dello Spirito Santo, tuo fedele Sposo,
e di te che gli sei fedele Sposa, sia formato perfettamente
nei nostri cuori Gesù, tuo amatissimo Figlio,
alla maggior gloria del Padre,
per tutti i secoli dei secoli. Amen».

Montfort

Ha scritto san Giovanni Paolo II in un testo particolarmente sintetico, ma denso, che il nostro rapporto con Maria, quindi la vera devozione a lei, è «ordinato a risolversi in un cammino di fedeltà a Cristo, di docilità allo Spirito Santo, di comunione con il Padre» (Lettera al Vescovo di Trieste, 15 agosto 1984). «Ordinato a risolversi»: significa che per sua natura tende a sfociare, a trasformarsi in un cammino verso la Trinità. Se non arriva li, non è un autentico cammino con Maria. 

L’amore trinitario a cui siamo chiamati si accresce e si perfeziona se noi siamo uniti a Maria e la contempliamo nella sua relazione con le tre Persone divine, in quando lei è «specchio della divinità» (C 90,40). Assimilando i suoi atteggiamenti evangelici siamo resi casa della Trinità. Con Maria e in Maria impariamo ad esistere totalmente immersi nella relazione col Padre, il Figlio e lo Spirito Santo, vivendo in tal modo il nostro battesimo nei tratti della figliolanza nei confronti del Padre, della maternità spirituale nei confronti del Figlio e della sponsalità in relazione allo Spirito Santo.

Ripetendole ogni giorno Totus tuus, ci affidiamo a Maria perché ci richiami sempre alla mente e al cuore che la Trinità è la fonte della nostra vita, il termine fisso del nostra ultima ed eterna destinazione, il modello della nostra comunione fraterna e del nostro essere Chiesa. Maria ci ottenga di divenire persone «trinitarie» che scelgono di esistere per Dio e per gli altri, perdendoci nell’amore che tutti unisce.