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San Luigi Maria di Montfort. 3° episodio: Missione
Oggi il terzo video sulla “Missione” nella vita di san Luigi di Montfort che ci ricorda il suo grande spirito missionario e apostolico nell’annuncio del Vangelo. Ricordiamo alcuni episodi dalle sue più significative missioni al popolo e il suo metodo di evangelizzazione.
San Luigi Maria di Montfort. 2° episodio: “Povero tra i poveri”
Oggi il secondo breve video sulla vita di san Luigi intitolato “il povero tra i poveri” che ci presenta in particolare il suo amore e attenzione ai poveri.
Video sulla vita di san Luigi Maria Grignion di Montfort. 1° episodio: Storia
Oggi 28 aprile è il giorno in cui ogni anno celebriamo la Festa di san Luigi Maria Grignion di Montfort, missionario apostolico e fondatore della famiglia monfortana.
Per ricordarci e ringraziare Dio per il dono della sua vita e della sua vocazione di santità, e per tutti che vogliono conoscere meglio alcuni dettagli della sua vita, publichiamo il primo dei quattro brevi video sulla sua vita, spiritualità e attività missionaria.
Sono quattro filmati che vogliono avvicinarci la figura e lo spirito di questo grande santo, misssionario e apostolo di Cristo e di Maria.
I video sono realizzati qualche anno fa in lingua francese dai confratelli in Francia, e ora possiamo vederli tradotti anche in italiano e in altre lingue.
Per trovare i sottotitoli in varie lingue bisogna selezionare la lingua desiderata nelle impostazioni in basso a sinistra del video.
Possa anche per noi oggi la figura di questo santo essere un esempio e via luminosa per vivere la nostra vita cristiana e la vocazione particolare che ognuno ha ricevuto, con grande passione, generosità, dedizione al Vangelo e amore verso Dio, Maria e l’uomo.
San Luigi di Montfort, prega per noi!
Vita di san Luigi Maria Grignion di Montfort (IV parte: una vita consumata per il Vangelo)
Gli ultimi cinque anni della vita di Montfort sono molto intensi pastoralmente, in cui instancabilmente si dedica a predicare le missioni, sempre con grandissima energia ed entusiasmo, e spostandosi a piedi da un luogo all’altro.
Le sue missioni hanno una grande influenza, soprattutto in Vandea. Si è detto che una delle ragioni che hanno mantenuto gli abitanti di questa regione fortemente opposti alle tendenze antireligiose e anticattoliche della Rivoluzione francese 80 anni più tardi, è stata la loro fede illuminata dalla predicazione di san Luigi Maria.
Nelle sue missioni popolari evangelizzava e catechizzava tutta la parrocchia, facendo durante il giorno il catechismo agli adulti, ai bambini e separatamente anche ai soldati. Per coinvolgere sempre più il popolo durante le missioni e imprimere meglio il suo insegnamento, compose numerosi “Cantici” (165 che conosciamo), e che erano come piccole catechesi sui vari temi della fede, e che faceva cantare sulle melodie dell’epoca conosciute praticamente da tutti.
Nonostante il ritmo intenso delle missioni, nel 1712 trova il tempo per scrivere il “Trattato della vera devozione a Maria”, la sua più grande e famosa opera; e anche il “Segreto di Maria”. Le due opere con i quali ha voluto trasmettere per iscritto il suo insegnamento ed esperienza personale della vera devozione a Maria come “il più meraviglioso dei segreti” e come la “via più breve, più facile e più santa” per arrivare alla conoscenza e l’unione con Cristo Sapienza, e per vivere fedelmente la nostra vocazione battesimale.
Nel Trattato esporrà la sua proposta del cammino spirituale conosciuto come la “Consacrazione a Gesù Cristo per mezzo di Maria”, che predicherà nelle sue missioni, e che si riassume nel famoso motto “Totus tuus”.
Montfort intanto percorreva tanti paesi e parrocchie in cui faceva le missioni al popolo. Alla missione di Dinan rimane legato il ricordo di una storia suggestiva. Alla sera, dopo una giornata intensa, Luigi è ancora per le vie: ritorna a casa da un incontro di carità. Ed ecco, intravede nell’ombra una forma umana coricata per terra, intuisce un lamento. Un fremito scuote il padre di Montfort. Si curva sul poveretto, scoprendo un viso mangiato da una lebbra ributtante. Il cronista racconta: “Non attese che quel disgraziato gli chiedesse soccorso, gli parlò per primo”. Che fare, data l’ora tarda? Luigi solleva l’uomo e si dirige verso la casa dei missionari. Il portiere dorme profondamente e i ripetuti colpi alla porta stentano a risvegliarlo. Allora si leva nel buio la supplica fremente, il grido nel quale è tutto il cuore di Luigi Grignion: “Aprite… Aprite a Gesù Cristo!”
Qualcuno dei vicini si sarà, forse, destato di soprassalto udendo quella voce che squarcia la quiete e le tenebre. Finalmente, un cigolare di chiavistelli, un respiro di sollievo da parte di Luigi… stanotte, l’uomo sfigurato dalla tristissima malattia dormirà nel letto del padre di Montfort.
San Luigi fece anche due lunghi viaggi, uno a Parigi e l’altro a Rouen, per cercare dei candidati per la sua “Compagnia di Maria”, che sognava sempre più spesso, e che dovrebbe continuare la sua opera missionaria ed evangelizzatrice. Desiderava una piccola Compagnia dei missionari che andrebbero dappertutto a portare l’annuncio del Vangelo. Scrive anche le “Regole della Compagnia di Maria” per i suoi missionari. Tra le missioni ogni tanto si ritirava in luoghi tranquilli e isolati, nella foresta o in un piccolo “eremo” vicino a La Rochelle.
Le sue missioni avevano sempre una grande influenza sul popolo, ma Padre Luigi trovò sempre difficoltà a persuadere altri preti ad impegnarsi con lui come membri della Compagnia di Maria. Finalmente, nel 1715, due sacerdoti, Rene Mullot e Adrien Vatel, si unirono a lui, e più tardi anche alcuni Fratelli entrarono a far parte del gruppo.
Con l’aiuto del vescovo, che gli rimase sempre amico, fondò una scuola per i bambini poveri di La Rochelle e chiamò Maria Luisa e Caterina, che da dieci anni aspettavano pazientemente a Poitiers, perché se ne occupassero. È l’anno 1715 quando si dedica alla fondazione del nuovo istituto e con Maria Luisa scrive la Regola, approvata dal vescovo. Finalmente le due fanno la professione religiosa e così nasce la congregazione delle “Figlie della Sapienza”.
Ben presto molte altre sorelle si unirono a loro. Montfort susciterà anche la nascita di una terza famiglia religiosa monfortana: i Fratelli di san Gabrielle, che si occuperanno per l’educazione cristiana dei ragazzi e dei giovani. Questo carisma sarà ispirato dai fratelli che facevano insieme con padre di Montfort le missioni dedicandosi particolarmente al catechismo dei bambini e ragazzi.
Nel 1716 durante la missione di Villiers-en-Plaine organizza un pellegrinaggio del gruppo Penitenti bianchi, da lui creato a Saint-Pompain, al santuario di Saumur, per ottenere da Dio dei missionari.
Fino a quel l’anno san Luigi ha predicato circa 200 missioni. Nella sua vita missionaria ha percorso a piedi più di 25 000 km.
L’intensa vita di san Luigi lo porterà a consumarsi in breve tempo.
Nell’aprile del 1716, sfinito dalle fatiche missionarie, Luigi Maria arriva a Saint-Laurent-sur-Sevre per iniziare la predicazione di una missione. Si ammalò gravemente e cade a letto. Il 27 detta il testamento e muore il martedì 28 aprile a soli 43 anni. Prima di morire teneva in una mano la croce regalata dal papa Clemente XI e in altra la statuina della Madonna che portava sempre con sè. Raccolse ancora poche energie e intona il cantico che lui stesso compose: Su andiamo, cari amici, su andiamo in Paradiso!
Le sue ultime parole furono: “Invano mi tenti, sono tra Gesù e Maria. Deo gratias et Mariae! Non peccherò più!”. Migliaia di persone accorrono ai suoi funerali nella chiesa parrocchiale e poco dopo si sparge la voce che sulla tomba accadono i miracoli.
I due sacerdoti della Compagnia di Maria, i padri Mullot e Vatel, si ritirano a Saint-Pompain insieme con alcuni Fratelli e solo due anni più tardi riprenderanno l’opera tanto cara a san Luigi: la predicazione delle missioni.
San Luigi di Montfort viene solennemente beatificato il 22 gennaio 1888 da parte di Leone XIII. Viene canonizzato il 20 luglio del 1947 dal Papa Pio XII. La sua statua è presente nella basilica di san Pietro in Roma.
La sua tomba si trova nella Basilica san Luigi di Montfort a Saint Laurent sur Sevre, nel paese dove fece la sua ultima missione e dove è morto da un santo. Accanto la sua basilica si trova anche la Basilica di beata Maria Luisa Trichet, la fondatrice delle Figlie della Sapienza.
Le Congregazioni che ha dato alla Chiesa, la Compagnia di Maria, le Figlie della Sapienza e i Fratelli di san Gabriele (congregazione che si è sviluppata dal gruppo dii Fratelli riuniti da san Luigi), crescono e si propagano prima in Francia e poi in tutto il mondo. Esse continuano a testimoniare il carisma di san Luigi Maria, prolungando la sua missione, che è quella di stabilire il Regno di Dio, il Regno di Gesù per mezzo di Maria.
Giovanni Paolo II nell’enciclica Redemptoris Mater, del 25 marzo 1987, lo indica come testimone e guida della spiritualità mariana. Lui stesso prenderà san Luigi di Montfort come suo maestro spirituale e la spiritualità della consacrazione “Totus Tuus” segnerà profondamente il suo cammino di fede e di vita spirituale. Quando nel 1958, è nominato da Pio XII vescovo ausiliare di Cracovia, sceglie dal Trattato, n. 216 la frase Totus tuus come motto episcopale che poi conserverà anche come Papa. Le parole Totus tuus sono l’inizio della breve formula con cui san Luigi di Montfort riassume la preghiera della consacrazione: “Io sono tutto tuo, mia amata sovrana, e tutto ciò che è mio ti appartiene”. (Trattato n. 266).
Il 20 luglio 1996 ne ha inserito la memoria nel Calendario generale della Chiesa, assegnandola al 28 aprile.
Il vero segreto della vita di santità di san Luigi è rappresentato dalla devozione a Maria. È qualcosa di non solo personale, ma che insegna ovunque egli vada. Creerà la confraternita di Maria Regina dei cuori e scriverà libri che hanno fatto la storia della devozione mariana, quali il “Trattato della vera devozione a Maria” e il “Segreto di Maria”. Esortava tutti a pregare il Santo Rosario come una preghiera efficace che ci porta in Paradiso: “Vi prego dunque vivamente, recitate il Rosario: al momento della morte benedirete il giorno e l’ora in cui mi avete creduto. E, dopo aver seminato nelle benedizioni di Gesù e di Maria, raccoglierete benedizioni eterne nel cielo” (Trattato della Vera Devozione)
Due motti hanno caratterizzato la sua vita: Deo soli, fare tutto e solo per la gloria di Dio, e Ad Iesum per Mariam, andare a Gesù per mezzo di Maria.
La sua vita era una testimonianza viva di come va vissuta una vita totalmente dedicata alla gloria di Dio e spesa al servizio del prossimo aiutando gli uomini a scoprire la bellezza della vita in unione con Gesù e Maria.
Vita di san Luigi Maria Grignion di Montfort (III parte: Missionario apostolico
Abbiamo lasciato Luigi Maria nella grande prova del suo ministero sacerdotale: i fedeli lo amano, le missioni hanno grandi frutti ma i vescovi non gli permettono di svolgere il ministero, mentre lui desidera spendersi a causa del Vangelo. Per questo accoglie il consiglio del proprio confessore e si mise in viaggio alla volta di Roma. Va dal papa per esporre i suoi desideri e progetti e ricevere una luce per il suo apostolato missionario. Un giorno dirà al suo collaboratore Des Bastieres:
“Sono andato a Roma per chiedere personalmente il Papa il permesso per andare nelle missioni lontane con speranza di trovare l’occasione per versare il proprio sangue per la gloria di Cristo che ha versato il suo sangue per me”.
Partendo per Roma lasciò alla prima occasione i pochi denari che aveva ai poveri e convinse un ragazzo spagnolo che lo accompagnò per un gran pezzo a fare lo stesso. Camminavano ogni giorno per circa 25 chilometri e vivevano di elemosina e ospitalità nei villaggi. Era partito alla fine di febbraio del 1706 e dopo soli due mesi aveva percorso 1400 chilometri, tutti a piedi, e si trovava dalle parti di Firenze. A quel punto fece una cosa straordinaria: invece di proseguire verso Roma, fece una deviazione di 300 km e andò a Loreto, per pregare nella Santa Casa dell’Annunciazione.
Arriva a Roma, la città Eterna verso l’ultima settimana di maggio 1706, dopo aver percorso in poco più di tre mesi quasi 2000 km a piedi. Dovrà aspettare ora qualche giorno che il papa lo possa accogliere dopo le festività del Corpus Domini.
Il 6 giugno sarà una data fondamentale nella vita di Montfort. Clemente XI, papa Gianfranco Albani, lo accoglie in udienza privata. Montfort parla della propria attività pastorale e delle difficoltà incontrate, e gli espresse i propri progetti, desideri e la sua disponibilità di andare ovunque, anche nelle missioni Estere. Il papa, che era veramente un uomo sapiente, umile e generoso, riconoscendo la sua vocazione e la sua buona volontà gli disse:
“Signore, lei ha un campo abbastanza vasto in Francia per esercitare il suo zelo. Non vada altrove. Lavori sempre con perfetta sottomissione ai vescovi, nelle diocesi ove sarà chiamato: e Dio benedirà il suo lavoro”.
Per confermare questo suo apostolato, il santo pontefice conferisce a Luigi il titolo di “missionario apostolico”, compiendo un gesto ben raro anche per quei tempi. Infine il Papa volentieri benedice anche un piccolo crocifisso d’avorio che Luigi gli presenta, e che isserà, più tardi, in cima al proprio bastone di pellegrino. Così termina il colloquio che decide la vita del padre di Montfort. Ora Luigi ha definitivamente risolto i suoi dubbi legate al suo apostolato. Ora sa quello che Dio chiede da lui.
Luigi ritorna da Roma, sempre a piedi da pellegrino e da penitente. Incoraggiato e confermato dal papa con il titolo del missionario apostolico, finalmente può prendere vita quel stile di vita missionaria che da sempre ha desiderato.
Nei sobborghi miserabili si vede per la prima volta quello che sarà il suo “stile”: invita tutti gli abitanti all’aperto e con processioni e liturgie viventi fa rinnovare a tutti le promesse del Battesimo. Il successo è incredibile: i fedeli, soprattutto i contadini, i poveri, gli abbandonati, accorrono a questi incontri come mai era successo prima.
Dal marzo del 1707 si dedicherà a tempo pieno alle missioni popolari. In particolare segnano l’incontro con un giovane, Maturino Rangeard che lo seguirà nella vita apostolica: è il primo fratello della futura Compagnia di Maria. Nelle città dove si svolgevano le missioni, i più poveri erano sempre i preferiti e, per loro, Padre Luigi animò numerose iniziative per soccorrerli. Luigi era contento di poter dare un po’ di aiuto materiale ai bisognosi e nel frattempo insegnare loro qualche cosa su Gesù e sulla Madonna.
La fama del missionario si propagò ovunque e la gente semplice cominciò a chiamarlo in un modo bellissimo: “il buon Padre di Montfort”. Cosa faceva di speciale san Luigi? Forse per la prima volta faceva sentire a molte persone che la Chiesa era loro vicina, che Gesù li amava anche se erano poveri e ignoranti, che la Madonna era una mamma a cui ci si poteva rivolgere in qualunque momento con semplici parole. In un suo cantico scrisse per la sua vita: Io corro per il mondo /son guidato da un umor / vagabondo per annunciare ai poveri il Vangelo.
Gli anni successivi sono segnati da molte missioni al popolo. Una in particolare lascerà il segno. È la missione di Pontchateau. Oltre alle catechesi, il missionario convince la popolazione a riprodurre una collina con il Calvario monumentale. Si lavora giorno e notte e dopo 15 mesi di lavoro di centinaia di persone provenienti da ogni parte della Francia e dall’estero viene terminato. Ma proprio questo Calvario doveva causargli molta sofferenza.
Il Calvario di Pontchateau è pronto per essere benedetto, ma la vigilia del giorno dell’inaugurazione, il vescovo di Nantes ne proibì la benedizione per l’ordine del re Luigi XIV che ne ordinò la demolizione, motivata dal pericolo che la collina potrebbe servire di fortezza agli inglesi qualora questi se ne fossero impadroniti.
In realtà non si è mai capito come siano andate veramente le cose, se ad esempio questa triste storia della demolizione per ordine del re fosse il risultato della gelosia di qualcuno o una vendetta.
Pietro de Bastieres, che si recò da san Luigi a consolarlo, rimase sorpreso dalla serenità del santo, il suo viso sereno e gioioso sembrava come se non fosse successo niente, rispondendo semplicemente: “Il Signore ha permesso che lo abbia fatto fare; permette oggi che sia distrutto: sia benedetto il nome del Signore”. È la grande fiducia dei santi che hanno nel Signore, sapendo che tutto è nelle mani di Dio e della sua volontà, che soltanto siamo chiamati solo a riconoscere e accogliere con fiducia, anche nelle prove. San Luigi quindi, non si lasciò quindi scoraggiare da questa prova, al contrario si sentì spinto alla riflessione e alla meditazione, e scrisse proprio in quel periodo un altro bellissimo libricino: la “Lettera agli Amici della Croce”.
Non gli era stato proibito ogni ministero nella Diocesi di Nantes, tuttavia era evidente che se voleva continuare a predicare doveva andare da qualche altra parte, in un’altra diocesi. Non ci pensò dunque due volte quando il vescovo di La Rochelle lo invitò nel 1711 nella sua città. Inizia così l’ultimo, il più maturo e più sereno periodo della sua vita da sacerdote e missionario, in cui predicherà numerose missioni nelle diocesi di La Rochelle e Lucon, appartenenti alla regione chiamata “Vandea Militare”.
Vita di san Luigi Maria Grignion di Montfort (II parte: I primi anni del sacerdozio)
Gli anni della formazione al sacerdozio sono passati veloce e dopo 8 anni della permanenza a Parigi si è avvicinato il momento della sua ordinazione. Con alcuni seminaristi è stato scelto di compiere il tradizionale pellegrinaggio di ringraziamento a Chartes che lui fece ben volentieri.
Giovane Luigi sa che un importante periodo della sua vita sta finendo e che presto diventerà sacerdote. In quel pellegrinaggio nella preghiera a Maria esprime i suoi desideri e le sue paure, le speranze e le attese. Rinnova la consacrazione della santa schiavitù dell’amore che già fece nel seminario; rinnova il voto della povertà che fece partendo per Parigi; e rinnova il voto della castità che fece nella cattedrale di Parigi davanti alla statua della Madonna. Ora a Maria affida di nuovo completamente tutto sé stesso e il suo futuro ministero sacerdotale.
Ha tanto atteso di essere ordinato sacerdote per dedicarsi all’evangelizzazione e alla salvezza delle anime, ma poco prima dell’ordinazione sente di non essere degno a ricevere gli ordini sacri. Forse su questo senso di inadeguatezza ha influito anche la sua formazione alla scuola sulpiziana che accennava la grandezza e la sublimità della vocazione sacerdotale. San Luigi quasi vorrebbe posticipare l’ordinazione, ma il superiore del seminario e suo controverso padre spirituale Leschassier interrompe l’incertezza di Luigi e stabilisce la data dell’ordinazione.
Il 5 giugno del 1700 Luigi di Montfort venne ordinato sacerdote nella cappella arcivescovile vicino a Notre-Dame. Dopo pochi giorni celebra la sua prima messa all’altare della Madonna nella Chiesa di San Sulpizio. Un testimone presente a quella messa diceva: “Ho visto un angelo all’altare!” Durante tutta la sua vita san Luigi vivrà la santa Messa come momento centrale della sua vita spirituale e apostolica, celebrandola con grande devozione e raccoglimento.
Scelta della vita missionaria
Ora san Luigi è pronto per “scatenarsi” nelle attività di apostolato come lo aveva in mente, ma prima di lanciarsi rimane ancora qualche mese a Parigi. Intanto il superiore del Seminario gli chiede se volesse rimanere nel seminario e lavorare nella formazione, mostrandogli con questo gesto una grande stima e fiducia nei suoi confronti. Ma lui è spinto dal desiderio di una vita missionaria, specialmente fra i poveri e gli ultimi nella società.
A settembre, padre Luigi viene inviato nella città di Nantes, affidato ad una comunità missionaria del sacerdote Renato Léveque. Questi aveva creato in quella città una comunità di predicatori delle missioni popolari, e arrivato ormai alla vecchiaia più avanzata, ha bisogno di nuove forze e giovani preti da avviare alla predicazione. Luigi Maria accetta, convinto com’è, che la vita di seminario non faccia per lui e che si sente portato verso la vita apostolica.
È pieno di speranza perché pensa di poter fare molto di quello che aveva in mente, ma trascorre l’inverno in penosa inattività: la comunità non è in grado di soddisfare le sue attese e sue esigenze di apostolato. Non vuole scendere ai compromessi di uno stile di vita rilassante di fronte ai suoi desideri e ideali di santità. Considera varie soluzioni, anche di diventare eremita, ma in lui vince sempre la convinzione d’essere chiamato a “predicare le missioni ai poveri”. Diceva anzi, che il suo progetto era quello di fondare “una piccola compagnia di sacerdoti missionari” sotto lo stendardo della Madonna. Tra i suoi desideri, già da seminarista, era anche quello di partire per Canada dove i sulpiziani avevano una loro missione e dove mandavano i chierici in missione.
Cappellano a Poitiers
Dopo alcuni mesi un’importante dama, signora di Montespan, l’antica istitutrice convertita del re Luigi XIV che san Luigi aveva conosciuto a Parigi, lo invita ad andare a lavorare nell’Ospedale di Poitiers. Padre di Montfort non è molto convinto che sia adatto per quel servizio pastorale che lo vedrebbe rinchiuso in un ospedale mentre si sente spinto interiormente per le missioni, ma decide di partire. Nel novembre del 1701 diventa cappellano dell’Ospizio di Poitiers.
È rimasto famoso anche l’episodio del suo arrivo nell’ospedale: appena arriva, si ferma nella cappella dell’ospedale ed è talmente preso dalla preghiera silenziosa che rimane là alcune ore finché un povero un po’ più attento lo scambia per un disperato e pensa bene di organizzare una colletta per lui. Quale sorpresa quando lui e i suoi amici scoprono che era il prete che avevano mandato per loro! A questo punto Padre Luigi sente ancor più come suo l’incarico di cappellano, ma come entra nell’ospedale rimane sbalordito! Quello non è un “Ospedale Generale” ma una specie di ricovero dove oltre ai malati venivano richiusi i più miserabili tra i poveri, per evitare che vagassero per la città.
L’esperienza di Poitiers segnerà profondamente l’anima di san Luigi, che identificherà nell’esperienza della croce e della sofferenza uno dei momenti privilegiati dell’incontro con Gesù Cristo.
Questo periodo è anche un tempo di prova per Luigi Maria perché non tutti comprendono il suo modo di organizzare la vita nell’ospedale. Lui vorrebbe rinnovare la vita di quell’ospedale, ma dopo qualche mese è invitato dall’amministrazione a lasciare l’ospedale. I poveri però non l’hanno dimenticato e ora gli scrivono, pregandolo di ritornare, facendo anche la petizione al vescovo. Con il consenso del vescovo ritorna a Poitiers come direttore generale dell’Ospedale, riprendendo la riforma dell’istituto.
Incontro provvidenziale con Maria Luisa
A Poitiers incontra Maria Luisa Trichet, figlia del procuratore generale della città. Un giorno Maria Luisa vede rientrare Elisabetta, sua sorella, e tutt’accesa, traboccante di entusiasmo diceva: “Oh! Luisa! se sapessi che bella predica ho inteso or ora; no, non ho mai sentito in vita mia nulla di così commovente: il predicatore era un santo”. Mentre Elisabetta cerca le parole che riescano a rendere il suo sentimento, Maria Luisa, di colpo, semplicemente formula in sé una decisione: chiederà a questo sacerdote che accetti la sua direzione spirituale. Il giorno dopo ella va in chiesa; il padre di Montfort sta confessando: Maria Luisa aspetta il suo turno, e quando questo viene, la prima parola di lui la sorprende: “Chi vi ha mandato qui, figlia mia?” “Mia sorella” risponde stupita. “Oh! No, figlia, non è stata vostra sorella: è stata la Madonna...”
San Luigi divenne il suo padre spirituale e da quel momento iniziò l’amicizia spirituale tra i due futuri cofondatori. Maria Luisa percorre più e più volte la strada che conduce all’ ospedale, dove Luigi serviva i poveri, divenendo una frequentatrice assidua della casa della sofferenza e aiutando il giovane prete Luigi a riorganizzare l’ospedale, desiderando dedicarsi al servizio dei poveri.
Così, nel pieno dell’adolescenza, a 17 anni, nel cuore di Maria Luisa nacque il desiderio e la vocazione di offrire la sua vita a Dio e ai poveri, e lo confida al Padre di Montfort, che le propone di venire a vivere all’ospedale dedicandosi al servizio dei poveri. Poco dopo, un’altra giovane donna, Caterina Brunet, la raggiungerà. Sono i germi di una nuova comunità religiosa all’orizzonte e le prime “Figlie della Sapienza”.
Il 2 febbraio 1703, san Luigi consegna a Maria Luisa il primo abito delle Figlie della Sapienza con una grande croce e la corona del Rosario. Nel consegnarlo, Montfort le dice: “Io mi chiamo Luigi Maria, tu Maria Luisa; aggiungi il nome di Gesù che prendi come unico tesoro della tua vita“. Saranno proprio loro, fra qualche anno, le prime suore monfortane, le prime “Figlie della Sapienza”.
Scrittore e maestro della vita spirituale e mariana
In quegli anni scrive nei suoi quaderni la gran parte di quello che sarà poi la sua prima opera teologica, L’Amore dell’Eterna Sapienza, dove il Montfort espone la centralità della croce nella vita del cristiano e spiega che “Gesù lo si ama poco perché lo si conosce poco”: “Conoscere Gesù Cristo, la Sapienza incarnata, è sapere abbastanza. Sapere tutto e non conoscere Lui, è non saper nulla”. Lo scritto è un caposaldo della sua dottrina, perché vi indica già la vera devozione a Maria come “il più meraviglioso dei segreti” e come la via più semplice e diretta “per acquistare la Divina Sapienza”.
Il tempo della prova
Intanto Luigi si mette al servizio dell’Ospizio di Poitiers con tutto l’amore possibile e cerca di migliorare la situazione, di organizzare meglio le cose, ma questo suo modo di fare non viene capito, anzi qualcuno dei capi dell’ospedale è invidioso di lui. Luigi Maria incontra forti resistenze con le sue riforme, e dopo alcuni mesi, per la seconda volta è costretto di lasciare l’ospedale. È la sorte di tanti santi e tante persone che colmate dalla grazia e guidate dallo Spirito del Vangelo non vengono sempre compresi nel loro stile radicale e profetico incontrando tante volte le ostilità perché turbano le comodità dei cristiani tiepidi.
Comincia a predicare le missioni a Poitiers e dintorni, sentendo che questo è il compito al quale Dio lo chiama. Inizia ad usare nelle missioni i metodi propri che più tardi gli saranno caratteristici: invita a rinnovare le promesse del Battesimo e organizza le processioni e liturgie viventi che attirano i cristiani come mai era successo prima di lui, ma i suoi successi suscitano le gelosie in alcuni che si rivolgono al vescovo per fermarlo. All’inizio della Quaresima del 1706 arriva anche il vieto del vescovo di Poitiers, De la Poype, di predicare nella diocesi di Poitiers.
È forse il periodo più difficile per il Montfort. Che fare? Luigi ripensò agli anni passati e gli sembrava che fino a quel momento la sua vita fosse stata un fallimento dietro l’altro. Nonostante tutto era sempre più convinto che la sua vocazione fosse di predicare le missioni al popolo e ora il vescovo gli proibiva di farlo! Pensò allora a vari possibili impegni, tra cui quello di partire per le Missioni Estere, ma non riusciva a decidersi. Parlò allora con il suo confessore, un frate gesuita che gli voleva molto bene, il quale gli consigliò di andare a Roma e chiedere udienza al Papa.
Vita di san Luigi Maria Grignion di Montfort (I parte: dalla nascita alla vigilia del sacerdozio)
Molti hanno sentito parlare di san Luigi di Montfort, di questo grande santo, soprattutto in riferimento alla devozione a Maria e per la sua consacrazione “Totus Tuus”. La maggior parte delle persone lo conosce anzitutto per i suoi scritti, in particolare per il “Trattato della Vera Devozione a Maria”, il suo capolavoro. Ma quanti conoscono la sua vita, il suo vissuto spirituale, la sua vita missionaria? Chi era san Luigi di Montfort?
Per questo vi proponiamo, in questa serie di 4 articoli, un breve ritratto della sua vita dalla nascita alla sua morte, per conoscere un pò meglio la figura di questo santo, il suo percorso di fede e di attività apostolica missionaria. Ovviamente, chi volesse conoscere in modo più profondo la vita e l’operato di san Luigi di Montfort, rinviamo alle varie valide biografie che ci sono.
Il nostro racconto vuole essere solo un assaggio di una vita che, guidata e colmata dalla grazia di Dio, come un piccolo seme caduto in terra dell’amore di Dio e della sua volontà, è cresciuta in un albero da cui dopo tre secoli ancora tante persone raccolgono i frutti spirituali per il loro cammino cristiano, ispirandosi e prendendo come loro guida spirituale l’esempio e l’insegnamento di san Luigi Maria di Montfort.
La nascita e l’infanzia
Luigi Maria Grignion di Montfort nasce il 28 gennaio 1673 a Montfort-sur-Meu, piccola città che sorge a ovest di Rennes in Bretagna, nell’epoca del re Sole, Luigi XIV. Nasce come secondogenito di 18 figli, in una famiglia di grande spiritualità dai genitori Giovanni Battista e Giovanna Robert. Viene battezzato nella parrocchia di S. Giovanni il 1° febbraio 1673. I primi anni della sua infanzia trascorre nella campagna di Bois-Marquer in Iffendic in contatto con una vita semplice e contadina dove imparerà le prime parole, prime preghiere, l’amore per la vita e piccole gioie dei poveri. Frequenta la scuola parrocchiale a Montfort.
Fino all’età di 12 anni, Luigi visse una vita normale. Suo padre era una persona dal carattere molto deciso e la madre una donna molto forte e devota. Da 18 figli, saranno sacerdoti tre maschi e tre sorelle diventeranno le suore e monache.
Della complessa lezione che gli viene data dai genitori, Luigi raccoglie con passione i primi elementi della sua statura spirituale d’infanzia. La sua pietà di bimbo ha caratteri spontanei: a pochi anni, gli piace parlare di Dio: impara quindi a pregare, con una serietà di proposito che lo induce a cercare, per questo scopo, il silenzio e il raccoglimento; si ritira in un angolino della sua casa rumorosa, o s’inginocchia, col rosario in mano, davanti a un’immagine della Madonna.
Luigi stringe un particolare rapporto con la sorellina, il tesoruccio di mamma, Guyonne che lui ribattezzerà Louise, molto più giovane di lui e alla quale resterà legato per tutta la vita. Un giorno, Luigi, chiuso e volitivo com’è, s’intenerisce, e disse alla sua sorellina: «Sarai bellissima e tutti ti vorranno bene, se amerai Gesù…»
Al collegio di Rennes
A 12 anni comincia ad andare a scuola a Rennes presso il Collegio gesuita S. Tommaso Becket. Alloggia presso lo zio prete Alano. È un bravissimo studente, e in più è molto buono d’animo, sempre attento ad aiutare gli altri e a dedicare le sue energie e il suo tempo a chi ha bisogno, soprattutto ai poveri, numerosissimi in quell’epoca.
Luigi stringe nel collegio le amicizie significative. Questo nuovo vento di apertura dona a Luigi soprattutto due indimenticabili compagni: si chiamano Giovan Battista Blain e Claudio Poullart des Places. D’estate, quando le vacanze riportano i Grignion al Bois-Marquer, gli studenti di Rennes – che Luigi invita in campagna – tornano fanciulli, e là con fervore catechizza i bambini e ragazzi. Un giorno al collegio sente parlare un sacerdote del luogo che racconta la propria vita di missionario itinerante e si entusiasma alla predicazione delle missioni. Studia intensamente per 8 anni a Rennes dedicandosi quando può ai poveri e sviluppando sempre più una speciale devozione per la Madonna. Gli anni del collegio passano veloce e Luigi è ormai cresciuto in un giovane forte e maturo. Come per tutti i giovani, si pone l’interrogativo: cosa fare nella vita? Quale via scegliere? Il suo amico Blain scriverà: “La vocazione sacerdotale è stata l’unica di cui parlava dal cuore, l’unica che Dio gli rivelava”.
Il suo desiderio di diventare sacerdote cresce sempre di più e a 19 anni decide di entrare nel seminario. Nell’autunno del 1692 intraprende il viaggio a piedi da Rennes a Parigi. La sua famiglia vuole offrirli un cavallo, ma egli lo rifiuta; sua madre però insiste a dargli qualcosa e alla fine gli dona un vestito nuovo mentre suo padre gli affida dieci scudi per i bisogni e le spese del viaggio; un fratello lo accompagna per un tratto, precisamente fino al ponte di Cesson, dove la strada per Parigi passa sopra un fiume e dove ci si scambiano gli ultimi addii.
Fin qui nulla di strano. Ma appena passato il ponte, Luigi compie un gesto straordinario che significa molto chiaramente il suo stile di vita che ormai intende incominciare. Celebre è l’episodio del ponte di Cesson, Il nuovo vestito regalato da sua madre e i 10 scudi dal padre per i bisogni e le spese del viaggio li diede ai primi poveri che incontrò.
Prosegue così il cammino, sempre a piedi, deciso da questo momento, a vivere sempre fidandosi della Provvidenza di Dio. Lui non aveva paura di restare senza cibo o senza il minimo necessario per sopravvivere, perché pensava e diceva: “Nei cieli ho un padre con non mi manca mai!”
Arrivo a Parigi e vita nel seminario
Luigi Maria ha diciotto anni e una salute ottima: affronta il viaggio verso la capitale come una spensierata passeggiata a piedi. Impiega una decina di giorni per percorrere i 350 km, bagnato, infangato, intontito. A Parigi dovrebbe entrare nel famoso seminario Saint Sulpice grazie ad una benefatrice che si è offerta a pagarli gli studi e la vita nel seminario.
Giunto alla casa della signora che si è offerta di pagargli il seminario, questa gli dice del cambiamento di programma. Non potrà entrare nel famoso Seminario di Saint-Sulpice, ma dovrà accontentarsi di un collegio per chierici poveri, guidato dal Sacerdote De La Barmondière. Quell’anno, il 1693, è uno dei più poveri degli ultimi decenni: la carestia significa limitazione e prudenza anche per i nobili (e la signora deve cessare il pagamento della pensione del chierico povero Luigi Maria), e ciò significa la fame e la miseria per tutti gli altri.
Luigi Maria deve darsi da fare per pagare la permanenza nella comunità, ed oltre che a stendere la mano, si adatta anche a vegliare i morti nella parrocchia vicina. A metà settembre, un’altra batosta lo colpisce: il Direttore muore improvvisamente e il suo seminario per chierici poveri deve chiudere. Luigi Maria potrà andare in un altro collegio per chierici poverissimi, accolto nella poverissima comunità del sacerdote Boucher. Provato dalle fatiche e condizioni povere della vita, aggiunte anche dalle dure penitenze del giovane seminarista, san Luigi cade a letto per una grave malattia infettiva, e venne portato all’ospizio Hotel Dieu, che in effetti fu l’ultimo rifugio per i più grandi poveri di Parigi. Le sue condizioni peggiorarono così che ormai si attendeva la sua fine, e le suore già hanno preparato il lenzuolo per avvolgere la salma del giovane seminarista. Il giovane Luigi per la grande sorpresa di tutti, per la prima volta fece l’intuire il suo dono profetico in quanto confidò al suo amico Blain che non morirà da questa malattia. Infatti, dopo pochi giorni si alzo da letto recuperando la salute e forze.
Ora bisognava risolvere anche la questione della retta annuale di 260 libri per continuare gli studi nel seminario. Siccome la Provvidenza nella vita di Montfort non mancava mai, così anche questa volta si mostrò benevola verso il povero seminarista. Per la generosità della famiglia Mortemart, Luigi Maria può entrare nel Piccolo Seminario di San Sulpizio. Segue i corsi di teologia alla Sorbona. Per Luigi il seminario è il posto ideale perché può riflettere attentamente e con calma sulla sua spiritualità personale e confrontarla anche con i modi di fare degli altri seminaristi e dei sacerdoti di quell’epoca. Per esempio a lui non piaceva l’atteggiamento comune degli altri studenti che nei loro discorsi e nei modi di fare mettevano il clero sul piedistallo; secondo lui, giustamente, c’era il rischio di cedere all’orgoglio, di sentirsi superiori agli altri.
Comunque, il tempo trascorso a San Sulpizio offre a Luigi l’occasione di studiare la maggior parte dei libri di spiritualità conosciuti, e in particolare lui si appassionò alle opere riguardanti il posto di Maria nella vita cristiana; era così interessato ai libri che a un certo punto il priore fece in modo che fosse nominato bibliotecario. La sua vita in questo periodo era sempre molto intensa e lui continuava ad essere rigoroso con sé stesso facendo molte penitenze e pregando spesso ma almeno era un po’ più ordinata di quando era appena giunto in città.
Per questo, è in quei mesi che Luigi trova il tempo di dedicarsi all’insegnamento del catechismo, e naturalmente a chi poteva dedicare principalmente la sua attenzione? Ai giovani emarginati della parrocchia di San Sulpizio, soprattutto bambini poveri e persone alle quali nessuno aveva mai pensato di dover raccontare le cose di Gesù.
Sviluppo della sua personalità umana e spirituale
Luigi Maria, nel seminario sviluppa e matura la sua personalità. Ha la forza del cuore, ha una sensibilità plastica, accesa, che organizza gl’ideali in immagine: realista e poeta, alla maniera dei bretoni. Luigi ha un temperamento di artista. Infatti che egli ha un genuino talento per la pittura e la scultura, e che se ne serve per moltiplicare immagini sacre: una, riuscitissima, raffigura un Gesù Bambino che giuoca con Giovanni Battista. La giovinezza di Luigi prende dunque respiro dalla scoperta dell’arte, cui egli rimarrà fedele sempre.
Va avanti così il suo impegno per qualche anno, molte persone apprendono da lui i fondamenti della vita cristiana, il messaggio di Gesù, l’amore per la Madonna e l’esempio dei Santi; molti nel quartiere lo conoscono e gli vogliono bene, anche se lui non è il classico chierico ben messo ma sembra piuttosto uno come loro, con vestiti malandati e scarpe bucate.
Chi sono i Missionari Monfortani?
Missionari monfortani, conosciuti anche come padri monfortani, ufficialmente nominati Missionari della Compagnia di Maria (SMM, Societas Mariæ Montfortana), è un istituto di vita religiosa di diritto pontificio, fondato da san Luigi Maria Grignion di Montfort (1673–1716). Siamo un Istituto di sacerdoti e fratelli consacrati per una vita apostolica e missionaria, e chiamati all’opera di evangelizzazione, rispondendo ai bisogni odierni della Chiesa e del mondo.
Il Santo di Montfort ancora da giovane sacerdote, sentendo nel cuore un appello urgente per l’annuncio, sognò e pregò Dio con fervore per ottenere il dono di una piccola e povera Compagnia. Sacerdoti e missionari che, sotto la protezione della Vergine Maria, e guidati dal totale abbandono alla Provvidenza, sulle orme degli apostoli, predicassero il Vangelo, e attraverso la devozione a Maria, rinnovassero lo spirito cristiano nel Popolo di Dio. Questa supplica che delinea i tratti dei futuri missionari, san Luigi la espresse nella Preghiera infuocata.
Ai suoi sacerdoti, Montfort diede una regola improntata agli ideali di povertà evangelica, distacco dal mondo, carità verso i più deboli, obbedienza, e una spiritualità apostolica e mariana.
Le nostre costituzioni così esprimono la nostra missione:
“La nostra missione nella Chiesa consiste nel rivelare il mistero della salvezza a coloro che non lo conoscono, nel farlo scoprire ed approfondire da coloro che già hanno udito la Buona Novella, con una rinnovata presa di coscienza del significato dell’impegno battesimale”. (Costituzioni n. 9)
Come parte integrante della nostra missione evangelizzatrice, è anche quella di trasmettere l’eredità spirituale di san Luigi di Montfort, espressa nella consacrazione “A Gesù Cristo per le mani di Maria”, e sintetizzata nel moto “Totus Tuus”. È l’“habitus” attraverso cui i padri e i fratelli monfortani cercano di vivere il carisma dell’Istituto per realizzare la loro vocazione religiosa.
La spiritualità di san Luigi di Montfort, che deve plasmare la vita di ogni missionario monfortano, è una scuola sapienziale in ricerca della Sapienza eterna ed incarnata, Gesù Cristo, per conoscerlo, amarlo e farlo conoscere agli altri. Questo cammino sapienziale viene percorso insieme con Maria, un grande e meraviglioso segreto donatoci dal cielo, per vivere con entusiasmo e speranza il cammino verso la santità della vita cristiana, e così essere testimoni del Regno di Cristo e di Maria nei nostri cuori e nel nostro ambiente di vita.
Dove siamo presenti?
Come Istituto siamo presenti oggi in più di 30 paesi in tutti i cinque continenti, svolgendo molteplici attività nell’area pastorale parrocchiale e missionaria, nella predicazione e nei ritiri, nell’accompagnamento e nella formazione di gruppi dei laici consacrati a Gesù per le mani di Maria, nelle riviste e nei pellegrinaggi, e negli altri settori di competenza dei padri e fratelli.
Cerchiamo di realizzare il progetto apostolico di san Luigi di Montfort: ricordare nei cristiani la sublimità della nostra vocazione battesimale per vivere con serietà e impegno le promesse del nostro Battesimo, lavorando per la costruzione del Regno e la promozione umana nel nostro mondo.