Cantici
Col cuore di Maria amiano il cuore di Gesù
«Lodando il Cuore adorabile di Cristo
io lodo nella giusta misura
il Cuore della sua Madre ammirabile
tanto grande è la loro unione.
Io adoro solamente te,
Cuore del mio Dio, Cuore glorioso,
ma adorando te, io onoro
il Cuore della Regina dei cieli.
Cristiani, per mezzo del Cuore di Maria
si ama il Cuore di Gesù,
poiché Gesù ha preso la vita
nel suo Cuore e nelle sue virtù.
Dal Sangue del suo Cuore infiammato
il Cuore di Gesù è formato;
hanno un solo cuore, hanno una sola anima,
l’uno e l’altro bisogna amare».
(Montfort, Cantico 40,33-36)
«Nel tuo Cuore, Gesù, dammi dimora»
Luigi di Montfort: cantore del Sacro Cuore di Gesù
«Nel tuo Cuore, Gesù, dammi dimora,
diventi anche il mio paradiso.
Nel tuo Cuore rimanga sempre il mio,
in esso possa vivere senza fine.
Dolce è l’amarti in esso ed in eterno»
(Montfort, Cantico 131,10)
Nell’epoca moderna, in Francia il culto al cuore del Salvatore conobbe nuovi sviluppi. In un tempo in cui il giansenismo proclamava i rigori della giustizia divina, la devozione al Cuore di Cristo costituì un efficace antidoto per suscitare nei fedeli l’amore al Signore e la fiducia nella sua infinita misericordia di cui il cuore è segno e simbolo.
San Francesco di Sales, morto nel 1622, assunse come norma di vita e di apostolato l’atteggiamento fondamentale del Cuore di Cristo, cioè l’umiltà e la mansuetudine, l’amore tenero e misericordioso. San Giovanni Eudes, morto nel 1680, promosse il culto liturgico ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria. È soprattutto su ispirazione di santa Margherita Maria Alacoque, morta nel 1690, che è stata istituita la festa del Sacro Cuore. A lei il Signore mostrò ripetutamente le ricchezze del suo cuore e nella sua autobiografia questa suora visitandina riferisce le famose dodici promesse del Sacro Cuore dalle quali è derivata la pia pratica dei primi nove venerdì del mese. Legata a santa Margherita Maria vi è la figura di Claudio de la Colombière (1641-1682), che si impegnerà a propagare la devozione al Sacro Cuore, in particolare tra i suoi confratelli gesuiti.
Le rivelazioni di Paray-le-Monial ebbero inizio nello stesso anno della nascita di san Luigi Maria di Montfort (1673) e susciteranno in lui un vivo interesse, grazie anche ai contatti avuti con le Visitandine. In particolare egli dedicherà una serie di Cantici al Cuore di Gesù e alla sua intima unione con il cuore della Vergine Maria. Sono i Cantici 40-44 e 47-48.
Cantico 40: I tesori infiniti del Cuore di Gesù Cristo
Nel Cantico 40 Luigi di Montfort richiama i motivi che inducono il cristiano ad onorare il Cuore di Cristo e i suoi tesori infiniti. Si chiude sulla grande e mirabile unione del Cuore di Gesù al cuore di Maria, con un invito a perdersi interamente in essi. Sono un Cuore solo perché «dal sangue del Cuore infiammato di Maria / il Cuore di Gesù è formato: / hanno un cuore solo, hanno un’anima sola / l’uno e l’altro devono essere amati» (st. 36). E attraverso il tenero cuore di Maria possiamo salire fino all’altissimo Cuore del Figlio.
Cantico 41: L'amore folle del Cuore di Gesù
Il Cantico 41 invita a contemplare l’amore folle ed eccessivo del Cuore di Gesù Cristo che si manifesta in mille modi durante tutta la sua vita, dall’incarnazione fino alla trafittura del fianco sulla croce, «da cui sgorga un torrente / d’acqua, di sangue e d’amore» (st. 34).
«Questo Cuore va dove lo trascina l’amore, / ci vuole alla fine trovare; / è debole, è senza fiato, /è stanco per il cammino. / Si siede presso un pozzo, / non per risparmiarsi, / ma per la Samaritana / che vuol salvare e conquistare» (cfr. st. 16-17).
La contemplazione il Cuore di Gesù Cristo non è fine a sé stessa, ci ricorda Luigi Maria, ma mira a che noi ne «seguiamo l’esempio amoroso» (st. 1).
Cantico 42: La devozione al Cuore di Gesù Cristo
Il Cantico 42 è un accorato invito ad arrendersi al Cuore di Cristo e al suo amore, senza fuggire lontano da lui. Ha sete della conversione del peccatore, non vuole vendetta, non ha fretta di castigare, ma invece di perdonare.
Il Cuore di Gesù è luce che illumina, dona forza e pace, offre riposo, accende di fervore: «Hai l’anima tiepida e impigrita? /Il tuo cuore è indolente? / Il mio Cuore rende un’anima fervente / e di un nano fa un gigante» (st. 22).
Ancora, è la via per amare Maria: «…se vuoi amare Maria / di un amore come infinito, / nel mio Cuore trovi la via: / il mio cuore con lei sta unito» (st. 27).
Il Cantico si chiude con l’invito ad aprire il cuore per entrare nel Cuore di Cristo, a staccarsi da ogni creatura per possedere tutto in Lui!
Cantico 43: Gli oltraggi al Cuore di Gesù
Il Cantico 43 è una lamentazione rivolta agli amici del Cuore di Cristo perché il suo amore è dimenticato, ignorato e negato. Il sacramento del suo amore, l’Eucaristia, è profanato in tanti modi. Qui Luigi di Montfort segnala le profanazioni avvenute nella sua epoca e denuncia, in particolare, quelle degli stessi cattolici. «Le nostre chiese abbandonate / il nostro Dio senza adoratori, / giorni, che dico?, anni / senza che si adorino le sue grandezze / Se molti vengono nelle nostre chiese / non è tanto per Gesù Cristo / ma per abitudine o per imitazione, / Essi non hanno per niente Gesù nella mente» (st. 14-15). Che paradosso: da una parte il Cuore di Gesù Cristo vuole ricolmare di grazie e dall’altra trova solo gelo e un freddo distacco!
Luigi di Montfort è impietoso nella sua denuncia: non c’è rispetto per la casa di Dio nella quale il mondano ostenta la sua vanità e la donna ben vestita sta accanto all’altare spoglio per farsi adorare; quante chiacchiere, quante risate, quanto chiasso e confusione in chiesa come se si fosse al mercato e non nel luogo dove dimora l’amore del Signore; quanto sono disadorne e trascurate le chiese, anche a causa di preti attaccati ai soldi come lupi rapaci!
Il Cantico si chiude con l’accorato appello a non abbandonare il Cuore di Gesù che è ancora in agonia per i tanti tradimenti. «Il mio cuore vi ama e vi desidera, / per voi è stato squarciato. / Dietro il vostro amore sospira. /Potrà essere abbandonato?» (st. 38).
Cantico 44: Le pratiche della devozione al Cuore di Gesù
Il Cantico 44 risponde alla domanda: come si esprime la vera devozione al Cuore di Cristo? In particolare, ama il Cuore di Cristo chi corrisponde al suo amore perché «l’amore chiede amore» (st. 2). Amare è adorare e consacrarsi a Lui, cantare le sue lodi e diffondere la sua devozione, visitarlo nel SS. Sacramento dell’altare, riceverlo nella santa comunione, ringraziarlo, onorando le sue immagini e iscrivendosi nelle confraternite erette nel suo nome. Ama il Cuore di Gesù chi spera in lui, evita i peccati, nascondendosi nelle sue piaghe e, soprattutto, lo imita: «È il nostro modello di vita: / abbiamo in noi i suoi stessi sentimenti, / cerchiamo di seguirlo cuore a cuore / nei suoi passi e nei suoi movimenti » (St. 14). Infine, la vera devozione al sacro Cuore si esprime nel riparare il suo onore.
Cantico 47: Onorevole ammenda al Cuore di Gesù
Il tema della riparazione ritorna nel Cantico 47 . Con accenti appassionati Luigi di Montfort intende dapprima ravvivare nel cristiano il senso del dovere di una giusta riparazione per le offese che si recano al cuore di Cristo, degno di infinito amore.
Il Cantico assume, poi, la voce dolente di un cuore affranto ed umiliato che chiede pietà per le proprie mancanze e vorrebbe gridare al mondo l’immenso amore del Cuore di Cristo: «Vorrei percorrere la terra / per gridare ovunque: / Peccatori, non fate più guerra / al Cuore amoroso di Gesù!» (st. 20).
Sarebbe troppo ardito chiedere un trapianto di cuore? Luigi di Montfort osa chiederlo per il seno e per il grembo di Maria che hanno nutrito e portato il Cuore di Gesù: «toglimi il cuore di peccatore / e non abbia in questa vita / altro cuore che il tuo Cuore» (st. 30).
Cantico 48: Alle religiose della Visitazione
Il Cantico 48 prova che Luigi di Montfort conosceva bene le Visitandine, alle quali il componimento è dedicato. In esso elogia il carisma della Visitazione e lo spirito del fondatore san Francesco di Sales; esorta le religiose ad essere orgogliose del dono ricevuto e fedeli al dovere di far conoscere e far risplendere i tesori del Cuore di Cristo.
Il «Canzoniere» di san Luigi Maria Grignion de Montfort
Ventitremila versi per annunciare il Vangelo ai poveri
La memoria liturgica di san Luigi Maria Grignion de Montfort invita anche quest’anno a riflettere sulla sua figura e sulle sue opere, alcune delle quali sono poco conosciute.
Montfort è universalmente noto per la sua spiritualità e dottrina mariana: «Chi non conosce il Trattato della vera devozione alla Santa Vergine o Il Segreto di Maria? E tuttavia, se il suo grande titolo di gloria rimane quello di apostolo di Maria, la sua missione e la sua grazia oltrepassano la dimensione mariana — essenziale — della sua esperienza e del suo messaggio» (R. Deville).
Scorrendo le 1905 pagine dell’edizione ufficiale delle sue Oeuvres complètes (Paris 1966) e la varietà dei titoli che le compongono – come l’importante trattato L’Amore dell’eterna Sapienza , la Lettera agli amici della Croce , Il Segreto mirabile del santo Rosario, la cosiddetta “preghiera infocata”, grido appassionato rivolto alla Trinità per ottenere missionari… — e tenendo conto che quest’uomo è vissuto solo 43 anni, impegnato a tempo pieno nella missione — con l’aggiunta di un viaggio a piedi fino a Roma per consultare il Papa — si resta profondamente impressionati dalla qualità e quantità dei suoi scritti.
Non tutti sanno, però, che tra le sue opere figura anche un imponente canzoniere di ben 23.000 versi, composti per far cantare il popolo nelle missioni. Un’immensa opera poetica, a rima alternata, con lo scopo di imprimere nella mente e nel cuore della gente le verità della fede e di indurre alla conversione e alla pratica della virtù. Si tratta di 163 cantici con una estensione media di circa 140 versi — una lunghezza simile a quella dei canti danteschi — che costituiscono ampie e articolate catechesi, imbevute di dottrina, passione missionaria, intensa spiritualità. I cantici, secondo alcuni, sarebbero l’opus maius del Montfort. Certamente sono l’opera da cui emerge in maniera non parziale la figura del santo missionario e la ricchezza molteplice della sua predicazione.
Montfort non è ovviamente il primo ad utilizzare il canto popolare per l’annuncio del vangelo: egli si inserisce in una consolidata tradizione della missione popolare in Francia, ma lo fa in maniera originale e personale, realizzando mediante i cantici un progetto catechetico di ampio respiro, di concretezza pastorale e di profonda spiritualità. La composizione di canti ha impegnato la sua vita, fin dal tempo del seminario a Parigi: secondo la testimonianza di J.B. Blain — suo condiscepolo e primo biografo – Montfort già scriveva cantici in vista della sua futura missione.
Il canzoniere monfortano, già studiato e valorizzato in passato, gode ai nostri giorni di notevole attenzione e di interesse crescente. Per quanto riguarda l’Italia, nel 2002 è stata pubblicata una versione poetica integrale di 883 pagine (Edizioni Monfortane, Roma) con ampia introduzione critica, e con la riproduzione del testo originale francese nella seconda parte del volume (pp. 893-1717). Va menzionato, in particolare, il seminario internazionale di studi dei cantici, celebrato a Roma nel febbraio scorso, articolato in quattordici relazioni, svolte da esperti di diverse parti del mondo.
«Luigi Maria Grignion de Montfort, ricercatore infaticabile dell’Assoluto, teologo che scrive trattati sulla divina Sapienza e sulla devozione a Maria, predicatore instancabile del Verbo, operatore di innumerevoli conversioni, è anche poeta mistico che verga centinaia e centinaia di versi come strumento di apostolato» (Giorgio Francini).
La sua poesia è espressione ed esigenza del suo zelo missionario. Con García Lorca egli potrebbe dire: «Yo tengo el fuego en mis manos». La sua poesia scaturisce dal fuoco dell’amore di Dio e dalla passione per l’annuncio del vangelo: «Cantiam tutti e bruciamo del fuoco / dello zelo a salvezza dell’anime. / È l’effetto d’amor divino» (Cant . 21, 1). Montfort, pur possedendo una vena poetica non comune, grazie alla quale ha potuto comporre una mole impressionante di versi, non è un poeta di professione, né intende esserlo. Egli traccia un solco profondo che lo distingue, addirittura polemicamente lo separa, dai poeti del mondo: «Non è per lusingarvi ciò che scrivo, / o sol di versi facitori… / Ad altri lascio i vostri metodi» (Cant . 2, prima strofa). «Ecco i miei versi, i canti miei. / Non sono, forse, belli, ma son buoni. / Se non lusingano l’orecchio, / mettono in rima grandi meraviglie» (Cant . 2, str. 39). Egli canta per la gloria di Dio e per amore delle anime: «Facciamo risuonare l’universo / dei nostri canti e delle nostre rime. / Dio vi trovi la sua gloria / e il nostro prossimo un fraterno aiuto» (Cant. 1, str. 36).
I suoi versi sono dunque al servizio della missione. L’annuncio del vangelo ai poveri è il genere letterario del canzoniere monfortano, ne costituisce il motivo, il contesto vitale e la finalità. «Ho scelto: me ne vado per il mondo. / Son divenuto un vagabondo / per annunciare ai poveri il Vangelo» (Cant . 22, str. 1). «Solo per te, Signore, io m’affatico / i tuoi interessi ho fatto i miei. / Te solo cerco senza uman rispetto. / Calpesto la scena di questo mondo» (ivi , str. 6). «Dio, Dio, Dio, canto per Dio, / venga ognuno al mio ascolto» (Cant . 3).
Il canzoniere monfortano è una straordinaria catechesi che considera tutto il mistero della salvezza, ma con accentuazioni diverse secondo l’importanza che i vari temi rivestono nella vita cristiana e nel pensiero del santo. Per questo, alcuni motivi ricevono un’attenzione privilegiata. Anzitutto Dio, da cui scaturisce l’azione salvifica e al quale compete la gloria, come appare dal motto “Dio solo”, posto in calce alla maggior parte dei cantici, quasi a firma e formula dossologica. Gesù Cristo, Sapienza eterna e incarnata, che si manifesta in maniera somma nella follia della croce. La Madre del Signore, alla quale è dedicata un’ampia sezione del libro, intitolata «Cantiques de la très Sainte Vierge» (nn. 75-90) tutti numerati dallo stesso Montfort.
I cantici ripropongono, con molteplici variazioni, quanto già chiaramente affermato ne L’Amore dell’eterna Sapienza e ribadito con insistenza nel Trattato della vera devozione , che la presenza di Maria e la sua azione sono interamente finalizzate alla conoscenza di Cristo, che tutto ciò fa parte di un misterioso progetto divino ed ha come fine la gloria della Trinità. Al servizio di questa finalità e sempre in tale contesto, il canzoniere presenta numerosi altri motivi, alcuni ampiamente sviluppati. La sezione iniziale è dedicata alle principali virtù della vita cristiana, a partire da quelle teologali (nell’ordine: carità, fede, speranza), cui segue una serie di 10 cantici sul disprezzo del mondo, sulle sue false gioie e le sue tristezze. I cantici 40-44 47-48 sono dedicati al Cuore di Gesù.
In armonia con il tempo liturgico, i canti 57-66 presentano eccellenti meditazioni sul mistero del Natale, mentre i seguenti, 67-73, sono dedicati alla Passione del Signore e si concludono con la contemplazione di Maria ai piedi della Croce (Cant. 74). Viene poi il numeroso gruppo già citato dei cantici dedicati alla santa Vergine (nn. 75-90), cui bisogna aggiungere altri testi sparsi. Segue una serie di cantici, 91-99, riguardanti persone diverse, chiamate a vivere la vita cristiana secondo la loro particolare condizione di vita. I nn. 123-126 trattano della Croce e della Sapienza, mentre il blocco 128-134 presenta cantici al SS. Sacramento per tutti i giorni della settimana. Dal n. 135 alla fine è presente una galleria di testi, dai contenuti diversi, alcuni precedentemente sviluppati e ripresi, altri nuovi.
Come si vede, non pochi temi sono trattati con ampiezza e meriterebbero adeguata attenzione, come ha cercato di fare il recente seminario internazionale di Roma, appena ricordato. La straordinaria ricchezza e varietà dei cantici dimostra con evidenza che la fama di Montfort — come si diceva all’inizio — dipende dalla sua esperienza e dottrina mariana, ma la sua missione e la sua grazia non si limitano ad essa. Il canzoniere monfortano riserva indubbiamente uno spazio notevole alla Vergine — mai isolata dalla cristologia, dalla dimensione trinitaria e dal contesto della missione —, ma tratta di numerosi altri aspetti e dimensioni della vita cristiana. In altri termini, i cantici presentano la figura e la dottrina del Montfort nella loro interezza. La Vergine Maria vi ha un posto importante, ma sempre in rapporto vitale con tutto il mistero della salvezza. Al di fuori di tale ampio e decisivo contesto ne avremmo una visione parziale, unilaterale: non sarebbe la visione di Montfort.
di Alberto Valentini
Fonte: OR 28 aprile 2021
«Gesù è risorto. O dolcissima verità!»
«Gesù è risorto.
O dolcissima verità!
I nostri peccati sono cancellati,
i demoni sono sconfitti,
Gesù, rivestito di gloria,
su tutti loro riporta vittoria.
Egli ha chiuso gli inferi,
tratto i nostri padri dalle catene,
aperto la gloria eterna,
fatto la pace universale.
Cantiamo tutti Alleluia!
E poi, Ave Maria!
O Madre del bell’Amore,
sussulta di gioia in questo giorno.
Ottienimi da Gesù,
di partecipare a tutte le sue virtù,
alla sua vita nuova,
perché ognuno, in eterno,
annunci a tutti:
Gesù è risorto!
Cantando Alleluia!
E poi, Ave Maria!»
Montfort, C 84
Montfort “chansonnier”: seminario on line sui Cantici
Montfort: missionario “chansonnier”, e più precisamente “chansonnier” perché missionario! Predicatore intuitivo e pieno di zelo, aveva da subito colto l’importanza irrinunciabile del canto sia per preparare la gente semplice alla catechesi e alla predicazione, sia per mantenere vivi nella mente e nel cuore gli insegnamenti.
Per questo scopo san Luigi di Montfort ha composto più di 150 canti religiosi in lingua volgare, sui temi più disparati, da cantarsi sulle melodie profane del tempo. Era uno dei mezzi privilegiati del suo apostolato per favorire la perseveranza nei frutti spirituali delle sue missioni.
Con i suoi Cantici, il Padre di Montfort desiderava comunicare il Vangelo in un modo semplice, che ne facilitasse il ricordo, e non comporre delle belle poesie; voleva farsi capire e non cercare ammirazione. E si può dire che vi sia riuscito perché molti suoi componimenti si sono trasmessi di generazione in generazione, fino ad oggi.
Per approfondire la ricchezza dei Cantici del Padre di Montfort, la commissione generale di spiritualità della Compagnia di Maria propone dal 1° al 18 febbraio 2021 un seminario on line.
Si alterneranno relatori di varie nazionalità che in lingua francese, inglese e italiana illustreranno i diversi aspetti dei Cantici: dal contesto culturale e religioso in cui sono nati, ai manoscritti e alle loro edizioni lungo gli anni.
In particolare, approfondiranno alcuni contenuti. In lingua francese e inglese: la Sapienza, le virtù e le false sapienze, lo Spirito Santo, l’Eucaristia nei Cantici; in lingua italiana: la divina provvidenza, la povertà in spirito, san Giuseppe, Maria e, ancora, Montfort poeta nei Cantici.
Dall’Italia è possibile seguire il Seminario, secondo il calendario proposto, collegandosi alle ore 15.30 sul canale youtube.