Nell’epoca moderna, in Francia il culto al cuore del Salvatore conobbe nuovi sviluppi. In un tempo in cui il giansenismo proclamava i rigori della giustizia divina, la devozione al Cuore di Cristo costituì un efficace antidoto per suscitare nei fedeli l’amore al Signore e la fiducia nella sua infinita misericordia di cui il cuore è segno e simbolo.
San Francesco di Sales, morto nel 1622, assunse come norma di vita e di apostolato l’atteggiamento fondamentale del Cuore di Cristo, cioè l’umiltà e la mansuetudine, l’amore tenero e misericordioso. San Giovanni Eudes, morto nel 1680, promosse il culto liturgico ai Sacri Cuori di Gesù e di Maria. È soprattutto su ispirazione di santa Margherita Maria Alacoque, morta nel 1690, che è stata istituita la festa del Sacro Cuore. A lei il Signore mostrò ripetutamente le ricchezze del suo cuore e nella sua autobiografia questa suora visitandina riferisce le famose dodici promesse del Sacro Cuore dalle quali è derivata la pia pratica dei primi nove venerdì del mese. Legata a santa Margherita Maria vi è la figura di Claudio de la Colombière (1641-1682), che si impegnerà a propagare la devozione al Sacro Cuore, in particolare tra i suoi confratelli gesuiti.
Le rivelazioni di Paray-le-Monial ebbero inizio nello stesso anno della nascita di san Luigi Maria di Montfort (1673) e susciteranno in lui un vivo interesse, grazie anche ai contatti avuti con le Visitandine. In particolare egli dedicherà una serie di Cantici al Cuore di Gesù e alla sua intima unione con il cuore della Vergine Maria. Sono i Cantici 40-44 e 47-48.